Andare in pensione: che senso ha parlarne se non ci andremo mai? Cerchiamo di scoprire se effettivamente è così e cosa dobbiamo conoscere per non arrivare impreparati.
Sentiamo tutti dire che i giovani non andranno mai in pensione.
Quindi, che senso ha parlarne?
Ora, credo che tagliare corto la questione dicendo che non andremo mai in pensione e non fare nulla è fare come gli struzzi e mettere la testa sotto la sabbia.
Se sei un fisioterapista, molto probabilmente hai toccato con mano che significa invecchiare attraverso le esperienze dei tuoi pazienti.
Avrai certamente intuito che invecchiare è un processo abbastanza complicato.
E piaccia o no, ci passeremo un po’ tutti.
Detto ciò, le scelte che facciamo oggi avranno un grosso impatto tra decine di anni, e abbiamo due possibilità:
Questa frase non è solo usata tantissimo, è proprio abusata in modo irragionevole.
La logica dietro questa affermazione é: siccome i pensionati sono sempre di più e i giovani sempre meno, ad un certo punto l’età pensionabile sarà così alta che semplicemente non ci arrivi e muori prima.
Ora, di sicuro non abbiamo la sfera di cristallo e al 100% non possiamo sapere se moriremo tutti prima di andarci.
Il problema però è che è vero anche il contrario, cioè non possiamo prevedere se ci andremo: se in realtà ci andremo e non abbiamo fatto nulla per arrivare preparati?
Se poi ci andiamo e non abbiamo fatto nulla per arrivare preparati?
In tal caso siamo stati proprio dei polli ad ascoltare qualcosa… solo perché la dicevano tutti.
A quel punto ci ritroveremo ad affrontare un momento delicatissimo, cioè la vecchiaia, perfettamente impreparati e con molte meno risorse e meno tranquillità solo per per aver ascoltato… delle voci.
Quindi, se anche nella saggezza popolare c’è il detto “mai dire mai”, ci sarà un motivo o no?
Il problema come dicevamo prima è che il sistema pensionistico - per come stanno le cose oggi - sembra che non reggerà a lungo.
La parte importante della frase di prima è “per come stanno le cose oggi”.
Infatti non sappiamo come saranno le cose domani, ma ci sono alcuni fenomeni che non vanno ignorati, e che possono cambiare radicalmente le carte in tavola.
Tra un po’ vediamo quali sono i fattori, ma è notizia di questi giorni la conferma che il nostro sistema pensionistico è sostenibile. Infatti, il problema dell’INPS non sono i soldi spesi per le pensioni.
Il problema dell’INPS è che sono i soldi spesi per le altre Prestazioni Assistenziali ad essere troppi (assegni sociali, redditi di cittadinanza, indennità di accompagnamento e così via), non quelli delle pensioni.
Quindi, per molti il sistema pensionistico italiano non è al collasso, è quasi in equilibrio e sostanzialmente è sostenibile.
Fonte: Undicesimo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, presentato lo scorso 16 gennaio alla Camera dei Deputati.
Ma quali sono i fattori che potrebbero modificare le cose come stanno oggi e se vogliamo, rendere ancora più probabile il fatto che tu andrai in pensione? Ne elenchiamo due, che sono sotto gli occhi di tutti:
Può anche accadere un mix delle due cose, non possiamo prevederlo, e comunque non abbiamo ancora considerato che un giorno l’INPS smetterà di erogare le pensioni più corpose, cioè quelle del sistema retributivo.
Cioè?
Vediamo velocemente che cos’è.
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Ci andiamo molto rapidi, ma ci serve per passare al prossimo argomento.
Il sistema retributivo era quel sistema che decideva quanto avresti preso di pensione partendo dal tuo ultimo stipendio.
Ci sono storie di persone che a pochissimi mesi dalla pensione venivano promosse a dirigenti, così che la pensione fosse molto più alta.
Ad un certo punto, questo sistema non poteva più restare in piedi a lungo (c’erano anche i baby pensionati, più tante altre cose che hanno portato al cambiamento di sistema).
Allora si è passati al sistema che c’è oggi, il sistema contributivo.
Nel sistema di oggi, la pensione mensile viene decisa in base a quanti contributi hai versato nel corso della tua carriera lavorativa (e non quanto guadagnavi appena prima di pensionarti).
Questo sistema è ovviamente molto più equo, ma le pensioni sono anche più basse.
Siccome questa modifica è avvenuta nel 1996, un giorno tutti i pensionati del sistema retributivo (che costano tanto rispetto ai pensionati del contributivo) non ci saranno più per motivi di età anagrafica.
Un altro fattore che, nel mix delle cose, non esclude che tu un giorno in pensione ci vada davvero.
Se non sai la differenza tra tasse e contributi, leggi anche questo articolo.
Per i fisioterapisti dipendenti, i contributi pensionistici sono automaticamente trattenuti dal datore di lavoro e versati all’INPS.
Per i professionisti a partita IVA, il quadro è diverso: essi versano i contributi alla Gestione Separata dell’INPS.
Questa gestione assicura la tutela previdenziale per chi lavora in regime di autonomia, garantendo diritti pensionistici e assistenza in caso di malattia e maternità.
L’INPS svolge un ruolo cruciale nel garantire la sicurezza previdenziale degli italiani.
Però deve affrontare le sfide globali di cui parlavamo prima, comuni a molti sistemi previdenziali occidentali.
Ma cosa possiamo fare noi per prepararci?
L’invecchiamento della popolazione e la diminuzione del rapporto tra contribuenti e pensionati sono tematiche centrali.
Sono di difficile risoluzione, certo, e non spetta a noi risolverle.
Però se il futuro è incerto, non vuol dire che da un giorno all’altro crolla tutto e restiamo con un pugno di mosche in mano.
Ci sono alcune cose che puoi fare per assicurarti una vecchiaia tranquilla (a parte camminare, bere tanto e mangiare bene).
Uno dei problemi fondamentali che si sperimenta è una differenza troppo netta tra l’ultimo stipendio e la pensione.
Per mitigare l’impatto di queste sfide e garantire una pensione più confortevole, è fondamentale considerare la previdenza complementare.
Per “previdenza complementare” intendiamo semplicemente i fondi pensione.
I fondi pensione giocano un ruolo chiave in questo contesto, permettendo di integrare la pensione pubblica e creare un ammortizzatore che eviti un divario eccessivo tra l’ultimo stipendio e la pensione.
I fondi pensione sono gestiti da Società di Gestione del Risparmio (SGR) e investono in una varietà di strumenti finanziari.
Sono tendenzialmente più sicuri dei fondi “normali”, quelli che fa sottoscrivere la banca per intenderci.
Questo perché i fondi pensione sono sottoposti ad una vigilanza più stringente, da parte della COVIP. Mentre i fondi “normali” sono vigilati dalla CONSOB e possono correre più rischi. Ma sono sicuri al 100%? No, non sono garantiti, ma sono tra gli strumenti finanziari più vigilati in esistenza.
Dipende dalla categoria a cui si appartiene. Per esempio:
I vantaggi includono agevolazioni fiscali e la possibilità di modulare il proprio piano pensionistico in base alle esigenze personali.
In Italia, la sottoscrizione dei fondi pensione offre diversi vantaggi fiscali sia per i dipendenti che per i lavoratori autonomi.
Questi sgravi sono un incentivo per le persone a sottoscrivere fondi pensione, e a chi non piace pagare meno tasse?
Ecco un’analisi dei principali benefici fiscali (utile soprattutto per chi paga tante tasse):
Giusto un promemoria di buonsenso, senti un bravo professionista per una consulenza finanziaria o fiscale per un parere affidabile (e non ascoltare solo chi vuole venderti i fondi pensione perché avrà tutto l’interesse affinché tu lo sottoscriva).
Se sei arrivata/o fin qui, complimenti!
Ora conosci un bel po’ di cose che potranno tornarti utili, magari non nell’immediato, ma un giorno sicuramente si (anche solo per sapere di cosa si parla se ti propongono un fondo pensione).
Se ti va condividi questo articolo con la tua collega o il tuo collega che dice sempre che tanto non andremo mai in pensione 😀
Grazie per aver letto, a presto!
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